Bicistaffetta incontra gli albergatori: sul Conero il cicloturismo porterebbe lavoro tutto l’anno
Agli automobilisti, i passanti, mica glielo chiedono da dove vengono. E magari è proprio la bicicletta che azzera, oltre che l’inquinamento, anche quella timidezza – o riservatezza – a cui ci ha costretto l’abitacolo. “Da dove venite?” chiedevano infatti in molti anche oggi, curiosi di conoscere cosa volesse dire quella lunga colonna di ciclisti (nella foto in partenza da Fermo) che pedalava lungo il litorale marchigiano. Ciascuno di loro, a quel punto, dava la propria risposta. “Da tutta Italia!”, è quella che meglio riassume il messaggio della Bicistaffetta.
Ancora tanti i chilometri di ciclabile che gli staffettisti hanno percorso risalendo le Marche, da Porto San Giorgio fino al confine tra la provincia di Fermo e quella di Macerata. Dove il tracciato si interrompe proprio a ridosso del ponte sul fiume Chienti. “Quella è una grossa lacuna a cui dovremmo far fronte per sostenere la mobilità dolce, che comunque sta aumentando da queste parti”. L’assessore allo Sport di Civitanova Marche Piergiorgio Balboni è l’ultimo di una lunga lista di rappresentanti delle istituzioni che in cinque giorni di pedalate hanno incontrato e accolto il gruppo. Un segnale dunque di fiducia per l’obiettivo della Ciclovia Adriatica che sta impegnando la 16esima edizione di Bicistaffetta.
Dopo gli strappi in salita di ieri, la tappa odierna ha rallentato i battiti. Defaticamento in sella, con un’occhiata verso l’entroterra, dove svetta il Santuario della Santa Casa di Loreto, ma l’occhio ben attento alla strada su alcuni tratti stretti e trafficati. Finale di tappa ai primi tornanti del monte Conero a Sirolo. Il borgo medievale affacciato sulla Riviera, dove una stretta via che porta a San Nicolò ricorda fatti ben più recenti, come un monito per qualsiasi amministrazione che punti alla sicurezza e alla vivibilità dei centri storici e non solo. Nel ’55, si legge da una lapide sul muro, un autocarro “stroncò il gioco e la vita” di un bimbo di soli otto anni.
Le Marche – hanno detto alcuni albergatori durante l’incontro con gli staffettisti – sono un territorio votato alla bicicletta. E la Ciclovia Adriatica è un’infrastruttura imprescindibile per fare rete e attrarre anche il turismo straniero. Quel che Fiab ha sottolineato è piuttosto un impegno della Regione non ancora adeguato alle potenzialità del turismo a due ruote che rivitalizzerebbe il settore, destagionalizzandolo come ha aggiunto poi Annamaria Ciccarelli, Presidente dell’Associazione Albergatori della Riviera del Conero. Che ha precisato: “non si può pensare che il distretto sopravviva solo con estate e mare due mesi l’anno”. Soprattutto in una zona dove sentieri e tracciati idonei per biciclette, dalle mtb in giù, misurano oltre 100km.